Il ghigno del nume efferato e oscuro che ci governa, il dio del massacro
Sin dalla notte dei tempi. Per il cartellone “Periferie e non solo”, rassegna di teatro e cinema, sabato 3 dicembre, alle ore 21 all’Auditorium TaTÀ di Taranto, in via Deledda ai Tamburi, in scena “Il dio del massacro” di Yasmina Reza, diretto e interpretato da Michele Cipriani, Arianna Gambaccini, Saba Salvemini, Annika Strøhm, consulenza scene e luci Michelangelo Campanale, costumi Maria Pascale, coproduzione Areté Ensemble | CiprianiGambaccini, con il supporto di TRAC_Centro di residenza teatrale pugliese e Tex_il Teatro dell’ExFadda, con la collaborazione del Comune di Pergola e della compagnia teatrale Malalingua. Durata 100’.
«Vèronique, io credo nel dio del massacro. È il solo che governa, in modo assoluto, fin dalla notte dei tempi». Da una battuta, tra le tante della piéce di Yasmina Reza, drammaturga, attrice e scrittrice francese, l’origine del titolo del testo teatrale dal quale Roman Polanski ha tratto il film “Carnage” con protagonisti Jodie Foster, John C.Reilly, Christoph Waltz e Kate Winslet, in concorso a Venezia nel 2011.
E, fin dalle primissime battute di questa commedia al tempo stesso esilarante e feroce appare chiaro perché il regista polacco abbia deciso di portarla sul grande schermo – e perché attori come Isabelle Huppert, Ralph Fiennes e James Gandolfini abbiano voluto interpretarla a teatro. Poche volte, infatti, un autore è stato capace di squarciare con altrettanto soave crudeltà i veli destinati a ricoprire la costitutiva barbarie della creatura umana.
Nel lindo, assennato salotto borghese in cui due coppie di genitori si incontrano per cercare di risolvere, da persone adulte e civili quali essi ritengono di essere, una questione in fondo di poco conto (una lite scoppiata ai giardinetti tra i rispettivi figli), vediamo sgretolarsi a poco a poco le maschere di benevolenza, tolleranza, buona creanza, e di correttezza politica, apertura mentale, dirittura morale. E sotto quelle maschere apparire il ghigno del nume efferato e oscuro che ci governa sin dalla notte dei tempi: il dio del massacro, appunto.
Con uno humour corrosivo e una sorta di noncurante cinismo (e senza mai assumere il tono del moralista), in una lingua volutamente media, che sfodera tutto il suo micidiale potere, Yasmina Reza costruisce un brillante psicodramma, porgendo allo spettatore uno specchio deformante nel quale scoprirà, non senza un acido imbarazzo, qualcosa che lo riguarda molto da vicino.
In Italia, Adelphi ha dato alle stampe “Il dio del massacro” nell’agosto 2011, nella traduzione di Laura Frausin Guarino ed Ena Marchi (la versione in francese invece è del 2006), elevando la 63enne autrice parigina nell’Olimpo della letteratura mondiale.
note bio
Yasmina Reza. Drammaturga, scrittrice, attrice e sceneggiatrice francese (classe 1959), le cui opere teatrali sono state adattate e rappresentate in molti Paesi e hanno ricevuto svariati premi. Figlia di un ingegnere iraniano e di una violinista ungherese di origine ebraica, comincia la sua carriera teatrale come attrice, partecipando a rappresentazioni di opere contemporanee e di classici di Molière e Marivaux. La prima pièce da lei scritta, “Conversations après un enterrement”, rappresentata per la prima volta nel 1987, la vale il Premio Molière come miglior autore; “La traversée de l’hiver” vince invece il Molière come miglior spettacolo regionale. Il successo internazionale arriva con l’opera successiva, “Art” (1994; Einaudi 2006), tradotta e rappresentata in oltre trenta lingue, per cui la Reza viene nuovamente premiata con il Molière per il miglior autore, il Premio Laurence Olivier e l’Evening Standard Award come miglior commedia (1997) e il Tony Award per il miglior spettacolo (1998); il romanzo “Babylone”, pubblicato da Flemmarion, ha vinto invece il premio Renaudot (2016). Tra le sue pubblicazioni: “Al di sopra delle cose” (Archinto 2000), “Una desolazione” (Bompiani 2003), “Uomini incapaci di farsi amare” (Bompiani 2006), “L’alba, la sera o la notte” (Bompiani 2007), “Il dio del massacro” (Adelphi 2011), “Da nessuna parte” (Archinto 2012), “Felici i felici” (Adelphi 2013), “Babilonia” (Adelphi 2017), “Arte” (Adelphi 2018), “Bella figura” (Adelphi 2019), “Anne-Marie la beltà” (Adelphi 2021), “Serge” (Adelphi 2022).
Areté Ensemble. Nasce da un’idea di Annika Strøhm e Saba Salvemini a cui si è unito un ensemble di artisti internazionale, ci si ritrova in Areté solamente quando sorge la necessità di un progetto comune. Salvemini si diploma alla scuola del Teatro Stabile di Genova nel 2000, Strøhm alla Nordic Theatre Academy nel 2001. Nel 2007 fondano Areté Ensemble, per cominciare cosi lo sviluppo di una propria poetica. Nel 2009 l’incontro con Jean Paul Denizon, attore e aiuto regista di Peter Brook, seguito dalla compagnia per quattro anni nei suoi laboratori ed in alcune produzioni.
Michele Cipriani e Arianna Gambaccini. Incrociano le loro strade sulla scena pur venendo da esperienze diverse. Fondano l’associazione culturale Kilkoa Teatro e creano insieme gli spettacoli “Certi Giorni”, “L’Onorevole” e “Arianna nel labirinto”, questo ultimo prodotto dal Teatro Era, Teatro Nazionale della Toscana. Cipriani si diploma nel 2000 alla Civica Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano nel 2000, Gambaccini, dopo aver studiato con l’attore Graziano Giusti, si forma al Teatro CUST di Urbino.
Biglietto 12 euro, ridotto 10 euro (under 25 e over 65) e 6 euro (studenti universitari). Info e prenotazioni ai numeri 099.4725780 e 366.3473430.
Il progetto “Periferie e non solo” – terza edizione – è realizzato dal Crest, in collaborazione con associazione culturale Il Serraglio – VicoliCorti. Con il sostegno di Regione Puglia, Provincia e Comune di Taranto.
crediti immagine: Umberto Lopez
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responsabile ufficio stampa CREST