Le Tragicomiche (Vita da eroi)
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LE TRAGICOMICHE. Vita da eroi
testo e regia Savino Maria Italiano
con Lidia Ferrari, Giuseppe Marzio, Abril Milagros Gauna, Savino Maria Italiano
scene e disegno luci Michelangelo Campanale
maschere Roberta Bianchini
costumi Lisa Serio
tecnici di scena Vito Marra/Roberto Cupertino
durata 95′
Quattro guitti, fliaci, muovono emozioni e buffonerie, ripercorrendo i momenti salienti delle famose gesta eroiche del Pelide Achille e della sua ira funesta, testimone di una storia di guerra e di potere. Ma questa non è una storia di guerra, è una storia di amori, di aspirazioni e di giovani, figli che si confrontano con una realtà in cui la giovinezza è spedita sul fronte, mentre i padri, padroni e potenti, possono continuare a imperare sicuri, nel castello delle proprie certezze.
Il testo è strutturato sullo schema delle “ballate”, ispirato a “La canzone di Achille” di Madeline Miller e ai canti omerici. La presentazione del tema in chiave comica e il prologo affidato a quattro buffoni dichiara, in apertura, la natura dell’opera. Una tragicommedia basata su tematiche ben note, appartenenti alla cultura classica e della Magna Grecia, dove il viaggio e l’aspirazione di conquista cedono il passo alla profondità dei sentimenti e dei paradossi.
La narrazione ha il suo inizio nel momento in cui Patroclo, esiliato dal padre, raggiunge Ftia e incontra Achille, mostrando via via gli eroi greci che si avviano alla guerra contro Troia, i loro sotterfugi e le loro mire. Le peripezie e le vicende dei conflitti bellici sono lo sfondo su cui si muovono le relazioni umane, prima fra tutte la grande amicizia che lega Achille a Patroclo, per l’intera pièce sino, ed oltre, gli ultimi giorni di Achille, il semidio.
Lo spettatore è condotto tramite una presenza narrante multipla – i fliaci, attori di farse popolari in uso nelle antiche colonie doriche dell’Italia meridionale – a conoscere ogni personaggio coinvolto nel poema omerico, o meglio, appartenente al panorama entro cui si muovono le vicende narrate da Omero. Con la propria natura istrionica, i fliaci, ripercorrono i momenti salienti della vicenda, legandoli ad altri drammi e personaggi: “Ifigenia in Aulide”, per esempio. Si apre così la possibilità di guardare all’antico con una visione rinnovata che lega Achille a Ifigenia, Ulisse ad Agamennone, segnando nel tema dell’amore e del sogno – il luogo interiore dei propri desideri – il nucleo tematico profondo per cui vale compiere un viaggio immaginario nell’antico.
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