Ragazzi di via Pal

Storie di spazi occupati e usurpati. Inserito (fuori abbonamento) nella rassegna per famiglie “favole&TAmburi”, domenica 29 novembre 2015, alle ore 18 al TaTÀ di Taranto, in via Grazia Deledda ai Tamburi, va in scena “Ragazzi di via Pal” di Gaetano Colella e Gabriele Duma, regia Gabriele Duma, con Andrea Simonetti, Giuseppe Marzio, Serena Tondo, Andrea Santoro, scene e immagini Massimo Staich e Francesca Ruggiero, costumi Cristina Bari, musiche originali Fido Guido, videomaker  Gianni Giacovelli, Parkour trainer Daniele Ciciriello, disegno luci e tecnico di scena Vito Marra, produzione Crest. Biglietto unico 6 euro. Info: 099.4707948.
In una periferia qualsiasi delle nostre città, uno spiazzo da contendersi per giocare. Due squadre/gruppi di ragazzini. Un pallone, un orgoglio da difendere. Questi gli elementi alla base del romanzo pubblicato nel 1906 da Molnàr per denunciare la mancanza di spazi per il gioco dei più giovani. Una denuncia, il segnale di un pericolo che arriva da lontano e che ancora suona contemporaneo e familiare. Certo il gioco in strada è diventato più raro. Certo i ragazzi oggi giocano e comunicano digitalmente, virtualmente… ma a tutti noi adulti è capitato di vedere talvolta lo sguardo illuminato, le guance arrossate di un bambino che gioca davvero con coetanei veri, di cogliere la realtà delle emozioni in quello sguardo e in quel respiro affannato.  Vera gioia, vera rabbia, vero tutto. Senza dimenticare il presente e le sue eccezionali opportunità, lo spettacolo vuol parlare di una città e dei suoi ragazzi, i piccoli cittadini che vivono all’ombra dei bisogni dei grandi che disegnano spazi a loro uso e consumo. Boka, Gerèb, Nemé, Skiappa, i piccoli ungheresi, da 109 anni raccontano la loro storia con allegria, drammaticità e passione immutate.
Dalle note di regia, «Per giocare dove non c’è null’altro che la propria presenza e un luogo invaso da dissennate barriere, il Parkour si sviluppa nella periferia metropolitana come modalità di relazione con lo spazio, con gli ostacoli, che diventano veri e propri maestri. Se ascoltati indicano i limiti personali e la possibilità di spostarli gradualmente, assumendosi la responsabilità di ogni piccolo o grande rischio, fino piegare al gioco persino le leggi della fisica, nella realizzazione delle evoluzioni più estreme. Così, per gioco, ciò che prima sembrava squallore e impedimento, nella relazione diventa meraviglia, e l’asperità, conosciuta, rende il luogo unico e desiderabile, scenario di un’appartenenza. Nella condivisione poi, scopri che non sei solo, hai dei fratelli che in quell’apparente nulla, saltano e giocano sullo stesso corpo di città».

Nato a Taranto nel 1977, il Crest porta avanti in un ambiente difficile – sia socialmente che culturalmente – un discorso teatrale coerente e innovativo, raccontando vite complicate, sogni ostinati, incontri tra culture e condizioni differenti, cercando di coniugare i linguaggi della tradizione con quelli della ricerca teatrale contemporanea. Ha scelto quali interlocutori privilegiati i bambini, i ragazzi e i giovani, con l’intento di creare un punto di riferimento culturale e professionale forte. E’ stato finalista per il Premio ETI-Stregagatto con gli spettacoli “La neve era bianca” nel 1999, “La mattanza” nel 2000, “Cane nero” nel 2001 ed ha prodotto lo spettacolo vincitore del Premio Scenario 2005, “Il deficiente”. Ha vinto il Premio “L’uccellino azzurro” (Festival “Ti Fiabo e Ti Racconto” di Molfetta) con gli spettacoli “La storia di Hansel e Gretel” (2009 e 2015) e “Sposa sirena” (2013).

photo: Ragazzi di via Pal © Walter Mirabile