Santo Genet al Teatro Petruzzelli

La bellezza che ferisce. In esclusiva regionale, sabato 25 e domenica 26 marzo, al Teatro Petruzzelli di Bari, la Compagnia della Fortezza mette in scena “Santo Genet”, drammaturgia e regia di Armando Punzo, l’artista cui si deve l’eccellenza dell’esperienza dell’incontro tra teatro e carcere, grazie al lavoro svolto all’interno del carcere di Volterra. Uno spettacolo tra i più belli della Compagnia. Forse il suo capolavoro. Di sicuro, un evento imperdibile. E il Teatro Pubblico Pugliese promuove la trasferta per la replica pomeridiana (ore 18) di domenica 26 marzo (biglietto 15 euro), offrendo, gratuitamente, il trasporto a Bari. Partenza alle ore 15.45 dalla Concattedrale di Taranto, in viale Magna Grecia. Info e prenotazioni (entro le ore 19 di giovedì 23 marzo), telefonando allo 099.4707948 (Crest) o scrivendo all’indirizzo email carlamolinari@teatrocrest.it

La Compagnia della Fortezza attraversa tutta l’opera di Jean Genet, l’autore francese che con le sue parole ha saputo trasformare la materia vile in oro, strappare bellezza al dolore, “creare buchi nella realtà”, trasfigurarla, immaginare collane di fiori lì dove c’erano catene. Partendo da una riflessione sulle logiche di inattualità che abitano la stanza-carcere in cui opera la Compagnia, Genet offre la possibilità di raccontare del carcere come teatro, come luogo inattuale, in cui si vive un tempo fuori dal tempo ordinario. Il carcere ospitava le stanze segrete del castello di Irma, quel “castello interiore” pieno di meraviglie che nella sua eccezionale ricerca coltiva da ventinove anni la Compagnia. Innumerevoli specchi dorati inseguivano gli spettatori nei cunicoli densi di altarini, velluti, pizzi e fiori, obbligandoli al confronto con la moltiplicazione di rifrazioni della loro stessa presenza fino all’esplosione emotiva nel cimitero abbagliante dell’esterno, tra violini, fiori, euforiche processioni e struggenti litanìe. Armando Punzo ricostruisce, e perfino amplifica, al Teatro Petruzzelli, quella stessa atmosfera di estasi, rarefazione, meraviglia per fare del teatro una sorta di santuario in cui celebrare il funerale del reale e il rito di nascita del possibile. La poesia, il barocchismo scenografico, l’eccesso romantico, la musica trascinante, i costumi preziosi di Santo Genet si incontrano sul palcoscenico in un teatro totale per dare forma visibile alla bellezza, alla libertà interiore, alla perfezione morale, ovvero a quella Santità che l’artista indagava da anni, in filigrana, nella sua radicale riflessione artistica.

il trailer dello spettacolo