Periferie 2023_24

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la stagione 2023_24 all’Auditorium Ta
rassegna di teatro

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
sabato 18 novembre, ore 21
Teatri Associati di Napoli / Interno5
NATALE IN CASA CUPIELLO
spettacolo per attore cum figuris

di Eduardo De Filippo | da un’idea di Vincenzo Ambrosino e Luca Saccoia | regia Lello Serao | con Luca Saccoia | spazio scenico, maschere e pupazzi Tiziano Fario | manovratori Salvatore Bertone, Paola Maria Cacace, Lorenzo Ferrara, Oussama Lardjani, Angela Dionisia Severino, Irene Vecchia | foto di scena Anna Camerlingo | vincitore premio ANCT 2023 | durata 95’
 

Il presepe è l’orizzonte dentro cui si muove tutta l’opera sia in senso reale che metaforico, il presepe è l’elemento necessario a Luca Cupiello per sperare in una umanità rinnovata e senza conflitti, ma è anche la rappresentazione della nascita e della morte, è il tempo del passaggio dal vecchio al nuovo, è la miscela tra passato e presente, è una iconografia consolidata e al tempo stesso da destrutturare di continuo, il presepe si rifà ogni anno, è ciclico come le stagioni, può piacere e non piacere.

È proprio da questa ultima affermazione che è partito il progetto, cosa è diventato quel Tommasino, “Nennillo”, così come lo appella la madre, considerandolo un eterno bambino? Come si è trasformato dopo quel fatidico “sì” sul letto di morte del padre? A queste risposte si è provato a dare corpo immaginando che Tommasino abbia pronunciato quel “sì” convinto, che da allora in poi, dovesse esserci un cambiamento, pensando che non fosse solo un modo di accontentare il padre morente, ma che fosse l’inizio di un percorso nuovo, di una nascita, così come il presepe racconta. Ecco allora Tommasino farsi interprete a suo modo di una tradizione, eccolo testimone di un rito e di una rievocazione di fatti e accadimenti familiari comici e tragici che hanno segnato la sua vita e quella di quanti alla rappresentazione prendono parte.

Per farlo, per rendere ripetibile il rito, Tommasino si serve di pupazzi, di figure che si rianimano dentro i suoi sogni/incubi, che continuano a riaffacciarsi ogni anno come il presepe e i suoi pastori. Si lascia sorprendere ancora una volta dalle storie che questi raccontano, vi prende parte, gli fornisce le battute, riaccarezza il sogno di Luca Cupiello di smussare i conflitti attraverso il rituale del presepe.

dopo lo spettacolo, incontro con la Compagnia

 
Luca Saccoia. Attore e regista.  Napoletano, classe 1975, autodidatta che ama ricercare il proprio stile come un viaggiatore e cioè piantando tende e non radici. Divide la sua attività tra teatro, cinema e tv. Ha collaborato con il Teatro San Carlo di Napoli come voce recitante e cantante solista per progetti legati ai giovani allievi di scuole primarie di I e II grado. Dopo aver lavorato per molti anni in alcune tra le maggiori compagnie di teatro italiane, ha fondato con altri amici e colleghi l’associazione Nerosesamo nel 2008 col preciso obiettivo di “fare errori per conto proprio” sia in teatro che per il settore dell’audiovisivo. Con i suoi spettacoli ottiene ottimi riscontri sia di critica che di pubblico ma continua a “gridare aiuto” attraverso il lavoro, lo studio, la ricerca del bello e della poesia.
 
Teatri Associati di Napoli. Nasce nel novembre 2014 dall’incontro tra Libera Scena Ensemble e Interno5. Due realtà completamente diverse, per storia e formazione, accomunate dalla passione per il teatro e le arti in genere che scelgono di avviare un percorso condiviso al fine di avvicinare centro e periferia. Sceglie di custodire la tradizione, ma aprendosi anche ai nuovi linguaggi e alle avanguardie. Non rinuncia a nessun lessico che lo spettacolo dal vivo suggerisce: ospita la danza, la prosa, la musica, la drammaturgia contemporanea, convinta che non esistono linguaggi a cui gli spettatori non possano essere accompagnati. Si contamina e si arricchisce continuamente grazie alle residenze artistiche che dal 2015 attraversano il suo spazio, il Teatro Area Nord. Una insostituibile fonte di rinnovamento artistico ma anche etico, sociale e di modalità produttiva.
 

 


 
giovedì 7 dicembre, ore 21
Les Moustaches / Società per Attori / Accademia Perduta Romagna Teatri 
LA DIFFICILISSIMA STORIA DELLA VITA DI CICCIO SPERANZA

drammaturgia Alberto Fumagalli | regia Alberto Fumagalli e Ludovica D’Auria | con Damiano Spitaleri, Alberto Gandolfo, Federico Bizzarri | foto di scena Serena Pea | finalista Direction Under30 2020, vincitore Roma Fringe Festival 2020 (miglior spettacolo, premio Fersen per la ricerca e l’innovazione e premio della stampa), finalista In-Box 2021 | durata 55′

 

Ciccio Speranza è un ragazzo grasso, ma leggero, con un’anima talmente delicata, che potrebbe sembrare quella di una graziosa principessa nordeuropea. Ciccio Speranza vive in una vecchia catapecchia di provincia dove si sente soffocare, come una fragile libellula rosa in una teca di plexiglass opaco. Ciccio Speranza ha un sogno troppo grande per poter rimanere in un cassetto di legno marcio: vuole danzare.

In una sperduta provincia di un’Italia sperduta, la sperduta famiglia Speranza vive da generazioni le stesse lunghissime giornate. Sebbastiano (doppia B, rigorosamente) è il padre di Ciccio, violento e grave come un tamburo di pelle di capra in un concerto di ottavini. Dennis è il fratello di Ciccio, con un’apertura mentale di uno che va a Bangkok e spacca tutto perché non sanno fare pasta, patate e cozze. Solo, in fondo, nella sua fragilità, Ciccio vuole scappare da quel luogo che mai ha sentito come casa. Attraverso il suo gutturale linguaggio, il suo corpo grassissimo e il suo sogno impacciato, il nostro protagonista, in tutù rosa non smetterà mai di danzare, raccontandoci la sua vita così come la desidera.

Ciccio appartiene ad un mondo lontano, senza alcuna possibilità di esaudire il proprio sogno. Il suo destino è segnato, il suo carattere è condizionato, la sua vita è soffocata da un ambiente che gli sta stretto come un cappottino antigelo sta stretto ad un bulldog inglese. Dunque, perché rattrappire i propri istinti? Solo perché la cicogna ci ha fatto cadere lontano dalla terra promessa? Perché sentirsi schiacciati da una famiglia che non vuole conoscere un mondo che sta oltre il proprio campo di fagioli?

dopo lo spettacolo, incontro con la Compagnia

 
Alberto Fumagalli. Autore, attore e regista. Nato a Treviglio (Bergamo) nel 1990, diplomato all’Accademia STAP Brancaccio di Roma e laureato in scienze dei beni culturali all’Università degli Studi di Milano. Fonda la compagnia Les Moustaches, firmando i testi e le regie del collettivo lombardo. Selezionato tra i finalisti del premio Hystrio Vocazione 2019. Recita come protagonista nello spettacolo I segreti del teatro di Lorenzo Gioielli (2016-17) ed è nel cast di War Games per la regia di Rossi-Governale-Scarafoni (2017-18). Cantautore, scrive e interpreta per il gruppo musicale Cane Maggiore. Collabora con Daniele Prato nella stesura dei testi teatrali Pigs e Il nome corto dei cani. Partecipa come drammaturgo al progetto Les Clinique Dramaturgiques nell’ambito del festival europeo Short Theatre. Sceneggiatore per la Premiere Film Distribution.
 
Les Moustaches. Nasce nel 2016 a Fara Gera d’Adda, in provincia di Bergamo, come compagnia teatrale under 30. Dopo i primi successi di pubblico, ottiene presto anche il plauso della critica e degli addetti ai lavori. Partecipa e vince festival italiani e internazionali. Ricchi di individualità forti (costituiscono il nucleo centrale del gruppo professionisti attivi in diversi settori dello spettacolo), nel 2019 Les Moustaches decidono di ampliare il proprio campo operativo. Oltre a continuare a produrre spettacoli per il palcoscenico (Il Giovane Riccardo, 2019), si dedicano alla realizzazione di soggetti e sceneggiature per film e serie tv e alla creazione di format televisivi. Dal 2021, Accademia Perduta co-produce con Società per Attori gli spettacoli La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza (2019, miglior spettacolo, premio Fersen e premio della stampa al Roma Fringe Festival 2020) e L’ombra lunga del nano (2021), entrambi scritti da Alberto Fumagalli e da lui diretti con Ludovia D’Auria. Nel 2023 vincono il premio Hystrio-Iceberg dedicato alle compagnie teatrali emergenti.
 

 


 
sabato 16 dicembre, ore 21
Teatro Metastasio di Prato / Compagnia Frosini-Timpano 
OTTANTANOVE

drammaturgia e regia Elvira Frosini e Daniele Timpano | collaborazione artistica David Lescot | con Marco Cavalcoli, Elvira Frosini, Daniele Timpano | foto di scena Ilaria Scarpa | in collaborazione con Gli Scarti, Kataklisma teatro e Teatro di Roma – Teatro Nazionale | vincitore premio Ubu 2022 (miglior nuovo testo italiano e miglior attore a Marco Cavalcoli) e menzione speciale “Franco Quadri” nell’ambito del premio Riccione 2019 | durata 95’

 

1789. La Rivoluzione francese tocca e cambia tutta l’Europa fondando il mondo in cui viviamo. Ma cosa ne rimane 230 anni dopo? Elvira Frosini e Daniele Timpano, affiancati per la prima volta in scena da Marco Cavalcoli, con la loro scrittura affilata e spietatamente ironica, pronti ancora una volta a scandagliare e a smascherare l’apparato culturale occidentale con tutti i suoi simboli e le sue retoriche fino ad arrivare all’osso dei suoi miti fondativi. Passato e presente, storia francese e storia italiana, modernità e postmodernità si sovrappongono sul palco in un percorso volto a mettere in crisi le nostre vite “democratiche” e l’immaginario legato al concetto di rivoluzione. Una rivoluzione è ancora possibile? E in che modo? Oppure si tratta di una cosa vecchia, novecentesca, conclusasi in un altro tempo e in un’altra Storia?

Ottantanove non vuole raccontare una storia, o la Storia, ma immergersi nei materiali culturali che lo hanno prodotto e che questo ha prodotto a sua volta. L’attuale crisi della Democrazia vista in rapporto con il 1989, la fase che apre un’epoca, oggi che il concetto stesso di rivoluzione sembra aver perso concretezza.

dopo lo spettacolo, incontro con la Compagnia

 
Elvira Frosini e Daniele Timpano. Autori, registi e attori. Dal 2008 lavorano insieme dando vita a spettacoli e progetti. Tra le loro produzioni, spesso caratterizzate da una satira storico-sociale filologicamente accuratissima, da un minimalismo scenico e da una forte attualità politica, si segnalano Dux in scatola (2006), Ecce Robot! (2007), Sì l’ammore no (2009), Risorgimento Pop (2010, scritto con Marco Andreoli), Digerseltz (2012), Aldo morto (2012, premio Rete Critica come migliore spettacolo), Zombitudine (2013), Carne (2016, testo Fabio Massimo Franceschelli), Acqua di colonia (2016), Gli Sposi (2018, testo David Lescot), Ottantanove (2021, premio Ubu 2022 come miglior nuovo testo italiano e come miglior attore a Marco Cavalcoli, premio Riccione “Franco Quadri” 2019 come migliore testo), Disprezzo della donna (2022). Nel 2013 realizzano con il Teatro dell’Orologio di Roma e Fondazione Romaeuropa il progetto Aldo morto 54 (54 giorni di repliche dello spettacolo Aldo morto e 54 giorni di autoreclusione di Daniele Timpano in streaming in una cella ricostruita appositamente in teatro), aggiudicandosi il premio Nico Garrone 2013. Vincono il premio Rete Critica 2020 e il premio Ubu speciale 2021 per il progetto Indifferita, pensato e realizzato online per tenere viva l’attenzione sul teatro contemporaneo italiano nei due mesi di lockdown tra marzo e maggio 2020.
 

 


 
venerdì 12 gennaio, ore 21
CSS Teatro stabile di innovazione del FVG / Sardegna Teatro
EVERY BRILLIANT THING
le cose per cui vale la pena vivere

di Duncan Macmillan con Johnny Donahoe | traduzione Michele Panella | regia Fabrizio Arcuri | co-regia e interpretazione Filippo Nigro | foto di scena Alessandro Calvi | vincitore premio Franco Enriquez 2022 (per la regia a Fabrizio Arcuri e Filippo Nigro e come miglior attore a Filippo Nigro, entrambi nella categoria Teatro Contemporaneo) | durata 70′

 

Co-diretto da Fabrizio Arcuri, Filippo Nigro, uno dei più interessanti attori del cinema italiano, porta in scena un racconto di autofiction scandita da “liste di cose per cui vale la pena vivere”, nel tentativo di fornire alla madre un inventario di possibilità per cui valga la pena vivere. Una lista che si allunga con il tempo, dall’infanzia alla vita adulta, fino a enumerare un milione di valide ragioni. La lista che ne esce – e che il protagonista condivide con chi lo ascolta, con tono confidenziale, coinvolgente, intimo – è imprevedibile, emozionante e personalissima, fatta di episodi e aneddoti catturati al volo dal protagonista a margine di libri, scontrini e sottobicchieri del pub.

Every Brilliant Thing dà vita a un racconto/confessione umano e informale di momenti speciali, illuminazioni, piccole manie, incontri, emozioni e attimi indimenticabili, durante il quale mette sempre più a fuoco il rapporto con il padre, con il suo primo amore, il fallimento del suo matrimonio, la ricerca di aiuto nei momenti di difficoltà. Alla fine, la lista, più che alla madre, sarà stata utile a se stesso almeno a comprendere che «… se vivi tanto a lungo e arrivi alla fine dei tuoi giorni senza esserti mai sentito totalmente schiacciato, almeno una volta, dalla depressione, beh, allora vuol dire che non sei stato molto attento!».

Con la complicità di alcuni spettatori – chiamati a dare un piccolo contributo per far sì che i ricordi del passato prendano vita – e attraverso una scrittura dal ritmo sempre serrato e divertente, Every Brilliant Thing riesce a toccare con sensibilità e con una non superficiale leggerezza un tema delicato e complesso come la depressione.

Con Every Brilliant Thing Arcuri persegue la sua personale ricerca di costruzione di immaginari collettivi che affrontano sempre riflessioni sulla vita, sulla società in cui viviamo e sul senso del teatro.

dopo lo spettacolo, incontro con la Compagnia

 
Fabrizio Arcuri. Romano, classe 1968, fondatore, direttore artistico e regista di tutte le produzioni di Accademia degli artefatti. oggi co-direttore artistico del CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia. È curatore e direttore artistico del progetto “La Festa di Roma” un’idea per il Capodanno di ventiquattro ore di Roma Capitale (2017-20), fondatore e direttore artistico del festival Short Theatre (2006-20), co-direttore artistico del Teatro della Tosse di Genova (2011-13). Cura il festival internazionale Prospettiva per lo Stabile di Torino (2009-12), progetto vincitore del premio Ubu speciale 2011. Dal 2009 è regista del Festival Internazionale delle Letterature di Massenzio. Lavora come assistente di Luca Ronconi (2005-08). Dal 2014 al 2018 è regista residente del Teatro di Roma. Tra gli altri, vince il premio Ubu 2005 per la migliore proposta drammaturgica straniera con Tre pezzi facili di Martin Crimp, il premio della critica ANCT 2010 con Spara/Trova il tesoro/Ripeti, il premio Hystrio 2011 alla regia, il premio Radicondoli 2020 (premio Nico Garrone) per i “maestri del teatro” dall’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro, il premio Ubu speciale 2022 per “la messa a punto di una progettualità espansa che da Area 06 passa da Short Theatre e prospettiva alla co-direzione artistica al CSS di Udine”. Nel 2019 lo spettacolo Il castello di Vogelod si aggiudica il premio Le Maschere del Teatro Italiano per le musiche originali dei Marlene Kuntz.
 
Filippo Nigro. Attore. Nato a Roma nel 1970, diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia sotto la guida di Lina Wertmüller. È tra gli attori prediletti di Ferzan Özpetek, con cui lavora nei film Le fate ignoranti (2000), La finestra di fronte (2003, candidatura ai Nastri d’argento come migliore attore non protagonista e Globo d’oro come miglior attore), La Dea Fortuna (2019) e L’uomo che invento il futuro (2021). Apprezzato anche all’estero, vince numerosi premi tra cui il premio EFP Shooting Stars al Festival del Cinema di Berlino 2004, il premio per l’interpretazione maschile con Diverso da chi? al Festival du Cinéma Italien d’Annecy 2009 e quello per miglior attore con Dalla vita in poi al Taormina Film Fest 2010. Nel 2017 entra a far parte del cast di Suburra – La serie, basato sull’omonimo film e prodotta da Netflix. Attivo anche in teatro, ottiene il premio Le Maschere del Teatro Italiano 2012 come migliore attore emergente per lo spettacolo Occidente solitario di Martin McDonagh, produzione Gli Ipocriti.
 

 


 
sabato 27 gennaio, ore 21
Crest
ULTIMO ROUND
storia del pugile sinti Johann ‘Rukelie’ Trollmann

di Gaetano Colella e Andrea Simonetti | regia Gaetano Colella | con Andrea Simonetti | foto di scena Walter Mirabile | in collaborazione con Associazione Mente Acrobatica | durata 50′

 
 

Johann Trollmann, pugile tedesco di origini zingare nato nel 1907, fu un atleta dalle potenzialità incredibili, paragonato spesso al famosissimo Muhammad Alì, anche per le movenze leggiadre e sinuose, molto più simili a quelle di un danzatore che allo stile di un pugile. Caratteristiche vincenti ma non apprezzate dall’ambiente nazista che nel 1933 gli tolse il titolo dei pesi medi e iniziò a contrastarne la carriera. Da quel momento Trollmann lottò contro la Federazione pugilistica tedesca e cercò sempre di irridere il sistema.

Nel 1938 fu costretto alla sterilizzazione in quanto sinti, nel 1942 venne deportato in un campo di lavoro e sfruttato come sparring partner negli incontri di pugilato organizzati dalle guardie naziste, divenendo vittima sacrificale, umiliato e deriso pur di mangiare, di resistere. Nel 1944 Trollmann, ormai stremato e ridotto pelle e ossa, rialzò il capo e con un ultimo sforzo sconfisse il suo aguzzino, il Kapò Emil Cornelius. La vittoria gli costò la vita: Trollmann venne trovato morto in circostanze misteriose. Si parlò di morte accidentale. Ma nessuno ci credette e ci crede.

Nel 2003 la federazione pugilistica tedesca ha deciso di riconsegnare la cintura, sottratta a Trollmann settant’anni prima, alla figlia Rita Vowe-Trollmann, nominando così ufficialmente Johann Trollmann detentore del titolo di campione tedesco dei pesi medio-massimi.

dopo lo spettacolo, incontro con la Compagnia

 
Gaetano Colella. Attore, autore e regista. Nato a Mola di Bari nel 1978, laureato al Dams dell’Università di Bologna. Si forma nella compagnia Le Belle Bandiere con Elena Bucci e Marco Sgrosso. Lavora a teatro con Valter Malosti, Claudio Morganti, Emma Dante, Maurizio Viani, Mimmo Borrelli. Partecipa a diverse fiction tv (Rai e Mediaset), cortometraggi e film. Scrive la sit-com radiofonica Cagnara nel colle (2007, con Gianfranco Berardi) per Rai Radio2 e il radiodramma Esodo (2014) per Rai Radio3. Vince il premio Solinas “Experimenta Serie” sostenuto da Rai Fiction per la serie tv Up&Down (2018, con Andrea Simonetti). È autore di Capatosta e altre storie (Edit@, 2016), libro che raccoglie tre opere per il teatro (Capatosta, Esodo e l’inedito Marevomito). Dal 2001 al 2007, è direttore artistico e presidente del Lindbergh Teatro, nel 2004 “incontra” il Crest: firma undici testi e nove regie, recita in nove spettacoli, vince il premio Scenario 2005 per Il deficiente e il bando Storie di Lavoro 2015 per Capatosta. Anche co-direttore artistico del collettivo tarantino (2010-17), cura le quattro edizioni di “stArt up teatro” (2012-15), vetrina nazionale di scena contemporanea.
 
Andrea Simonetti. Attore, autore e regista. Nato a Taranto nel 1981, diplomato alla Scuola del Teatro Stabile di Torino. Lavora a teatro con Luca Ronconi, Massimo Castri, Mauro Avogadro, Maurizio Scaparro, Carmelo Rifici e Daniele Salvo, al cinema con Giovanni Veronesi, Alessandro Di Robilant, Francesco Castellani, Paolo Sorrentino, Alessandra Cardone, oltre ad essere assistente alla regia di Sergio Rubini e Alessandro Valenti. Firma tre cortometraggi: Alle corde (2013), La fuitina (2016) e Dorothy non deve morire (2020).  Per Up&Down (2018, scritto con Gaetano Colella) vince il premio Solinas “Experimenta Serie” in collaborazione con Rai Fiction: episodio pilota di una serie tv proposta in prima visione su Rai3 e online su RaiPlay. È alla terza partecipazione con il Crest, recitando negli spettacoli Capatosta (2014, vincitore bando Storie di Lavoro 2015), Un racconto di periferia (2015) e Ultimo round (2024, vincitore bando Life is Live 2023 promosso da Smart  Italia e Fondazione Cariplo).
 

 


 
sabato 17 febbraio, ore 21
Scena Verticale
VIA DEL POPOLO

di e con Saverio La Ruina | foto di scena Carlo Maradei | vincitore premio Ubu 2023 come migliore nuovo testo italiano e finalista premio Le Maschere del Teatro Italiano 2023 come migliore novità italiana | durata 80’

 
 

Via del Popolo, un tratto di strada di una cittadina del Sud che un tempo brulicava di attività: due bar, tre negozi di generi alimentari, un fabbro, un falegname, un ristorante, un cinema… Due uomini percorrono via del Popolo, un uomo del presente e un uomo del passato. Il primo impiega 2 minuti per percorrere 200 metri, il secondo 30 minuti. È la piccola città italiana a essere cambiata, è la società globalizzata. Ai negozi sono subentrati i centri commerciali e la fine della vendita al dettaglio ha portato via posti di lavoro, distruggendo un modello sociale ancora basato sulle relazioni personali.

A cu appartènisi, chiedevano i vecchi paesani, a chi appartieni? E dalla tua risposta ricavavano le informazioni essenziali sulla tua identità. Via del Popolo è il racconto di un’appartenenza a un luogo, a una famiglia, a una comunità. Ma quei duecento metri rappresentano anche un percorso di formazione in cui sono gettate le basi della vita futura, dal quale emergono un’umanità struggente, il rapporto coi padri, l’iniziazione alla vita, alla politica, all’amore. E non solo, Via del Popolo è anche una riflessione sul tempo, il tempo che corre ma che non dobbiamo rincorrere, piuttosto trascorrere.

dopo lo spettacolo, incontro con la Compagnia

 
Saverio La Ruina. Autore, attore, regista. Nato a Castrovillari (Cosenza) nel 1960, diplomato alla Scuola di Teatro di Bologna diretta da Alessandra Galante Garrone, lavora con Jerzy Stuhr, Leo de Berardinis, Remondi & Caporossi. Assieme a Dario De Luca, fonda la compagnia Scena Verticale (1992) e Primavera dei Teatri (1999), festival dei nuovi linguaggi della scena contemporanea. Con i suoi monologhi, l’artista calabrese, tra i più premiati della scena italiana, ha portato fino agli estremi l’idea di teatro-narrazione, mutando il profilo oggettivo dell’epica in uno sguardo soggettivo e appassionato, dando vita a personaggi solo apparentemente vinti dalle costrizioni sociali. Con DissonorataLa BortoItalianesi e Masculu e fìammina rende omaggio a figure sopraffatte dalla Storia e abusate dalla vita. Segue Polvere, un lavoro a due personaggi, che indaga la violenza psicologica all’interno di una coppia borghese. Saverio e Chadli vs Mario e Saleh racconta lo strappo metateatrale avvenuto col precedente Mario e Saleh, esploso all’interno della rappresentazione in un cortocircuito tra teatro e vita. Le sue performance gli sono valse, tra gli altri, quattro premi Ubu, sia a livello drammaturgico che interpretativo.
 

 


 

sabato 24 febbraio, ore 21
Teatri di Bari / I Nuovo Scalzi
IL SOGNO DI SHAKESPEARE

regia Savino Maria Italiano | con Giorgio Consoli, Carolina Eusebietti, Thilina Feminò, Lidia Ferrari, Ivano Picciallo, Pietro Quadrino, Piergiorgio Maria Savarese | maschere Aliano e Stefano Perocco da Meduna | foto di scena Alberto Catera | durata 105′

 
 

Un libero riadattamento del Sogno di una notte di mezz’estate di William Shakespeare, tra le opere più rappresentate del Bardo. Un gruppo di artigiani s’incontrano in un bosco per preparare uno spettacolo per le nozze del Duca, un classico: La tragica commedia di Piramo e Tisbe.

Un impedimento amoroso, e un amore non corrisposto, costringe quattro innamorati a fuggire dalla città, e ritrovarsi in un bosco abitato da spiriti e fate. Il bosco, che allegoricamente rappresenta il viaggio della vita, il perdersi per ritrovarsi, si scopre palcoscenico perfetto dove i personaggi fantastici Puck, Oberon e Titania possono giocare con i poveri innamorati. Come gli dèi con gli uomini o i pupari con i loro pupi, gli abitanti del bosco muoveranno gli innamorati in un continuo e ripetuto scambio di ruoli prima di donar loro il giusto amore. Una giostra che gira al limite tra amore e fantasia, sogno e reale, attore e personaggio, che metterà a nudo la compagnia al termine della rappresentazione.

La commedia scespiriana, nella sua costruzione drammaturgica perfetta, ripropone un meccanismo di struttura classico della Commedia dell’Arte fondato sugli equivoci degli innamorati. La componente fantastica è l’elemento che caratterizza quest’opera, mescolando teatro di maschera, farsa, prosa e musica. Una commedia dai toni gipsy-blues che mette al centro l’attore nel suo rapporto con il pubblico e con se stesso, in un crescendo di ritmo che porterà la compagnia a svelarsi per quella che è: un gruppo di attori che crede nei sogni.

dopo lo spettacolo, incontro con la Compagnia

 
Savino Maria Italiano. Regista, capocomico, attore, performer. Nato a Potenza nel 1985, laureato in filosofia. In ambito artistico approfondisce i linguaggi e le tecniche teatrali a Roma con i percorsi formativi di Thomas Otto Zinzi e successivamente il metodo di Anatolij Vasil’ev con Daniele Nuccetelli, Maurizio Lucà, Monica Samassa, Giovanni Guardiano, Svetlana Kevral. Nel 2006 incomincia il suo studio sulle tecniche della maschera di commedia dell’arte, dapprima come autodidatta e dal 2007 con il maestro Claudio De Maglio e prof. Ferruccio Marotti. La ricerca artistica e l’approfondimento del linguaggio non verbale continua attraverso lo studio del clown con Gonzalo Alarcon, del mimo con Michele Monetta, della danza contemporanea con danzatori e coreografi come Marigia Maggipinto, Diana Damiani, Pilobolus, Michele Abbondanza, Collettivo Explorer, Giorgio Rossi. Segue workshop con i maestri Carlo Boso e Leonardo Petrillo (commedia), Memo Dini (acrobatica), Bruno Lomele (armi sceniche). Cofondatore e direttore artistico della compagnia I Nuovi Scalzi, collabora come artista associato con l’Associazione Sosta Palmizi e per alcune progettualità con Teatro dei Borgia e Crest.
 
I Nuovi Scalzi. Fondata ufficialmente nel 2011 con sede a Barletta, la compagnia è riconducibile ad un’associazione culturale che nasce nel 2007 da un gruppo di giovani artisti provenienti da percorsi formativi differenti. Lavora intersecando l’espressività delle maschere, i linguaggi del nuovo circo-teatro e della giocoleria, la visual grafic art. In particolare, il gruppo si forma intorno ai due performer Savino Maria Italiano e Olga Mascolo, ai quali si aggiungono successivamente Ivano Picciallo e Piergiorgio Maria Savarese. Negli anni, la ricerca artistica della compagnia si perfeziona con maestri esperti di Commedia dell’Arte, fra tutti Claudio De Maglio, poi Carlo Boso, ed altri (Pierre Byland, Emma Dante, Michelangelo Campanale, Giorgio Rossi) con cui continua a specializzarsi. Numerose le partecipazioni ad eventi, workshop e festival teatrali, in Italia e all’estero, dove riceve menzioni e premi speciali dedicati alla peculiarità delle performance e alle prestazioni dei singoli attori.
 

 


 
sabato 9 marzo, ore 21
Emilia Romagna Teatro ERT – Teatro Nazionale / Compagnia Licia Lanera
LOVE ME
due pezzi di Antonio Tarantino

di Antonio Tarantino | regia e intepretazione Licia Lanera e con il Corpo del Reato | foto di scena Manuela Giusto | durata 70’

 
 

Nella stazione di Modena, su di una scala che collega il binario al sottopasso, giace privo di sensi uno straniero: la folla lo calpesta con le sue enormi valigie. In un locale a Bari vecchia uno straniero serve ai tavoli, indossa una maglietta su cui è scritto GUCCI, al collo porta un crocifisso enorme di oro. Entrambe le cose, maglietta e collier, sono falsi. Su una spiaggia della Puglia una donna fa il bagno col velo sotto gli occhi allibiti dei bagnanti. Scoppia un temporale improvviso nel centro di Roma e dopo qualche secondo una grande quantità di stranieri è pronta a venderti un ombrello.

Mazzi di rose, ciabatte, pelli colorate, odori acri, occhi imploranti, barbe scure, urla. I mauritiani fanno i servizi, i cingalesi vendono le rose, gli africani maschi vendono le collanine, le nigeriane fanno le puttane, le donne dell’est sono badanti, le musulmane non lavorano perché i mariti non vogliono, i turchi fanno le pizze e il kebab, i marocchini lavano i vetri e fanno le rapine, i rom rubano e con i soldi si fanno i denti d’oro. Sono gli stranieri delle nostre città, ognuno incastrato nel ruolo che gli abbiamo assegnato. La loro specie qui, è condannata in perpetuo ad essere straniera. Chi ha rubato la marmellata? L’uomo nero.

Lo spettacolo nasce dall’incontro dell’artista pugliese Licia Lanera con la parola e la poetica di Antonio Tarantino, pittore e drammaturgo tra i più raffinati e originali degli ultimi trent’anni, scomparso nell’aprile del 2020. Confrontandosi con la scrittura di Tarantino e riconoscendosi nei suoi toni feroci e sarcastici, Lanera, sola in scena, affronta il disincantato immaginario dell’autore, popolato da personaggi sconfitti e feriti, ma disperatamente vivi, che parlano una lingua cruda, priva di retorica, tabù e violenza. Love Me intreccia due opere dell’autore, Medea e il testo inedito La scena, per comporre una vorticosa creazione. Stranieri, reietti e personaggi ai margini di una società barbara e violenta fanno riverberare l’eterna e irrisolta lotta tra i miseri e i potenti.

dopo lo spettacolo, incontro con la Compagnia

 
Licia Lanera. Attrice, drammaturga, regista e capocomica dal 2006, anno in cui co-fonda la compagnia teatrale Fibre Parallele, dal 2018 Compagnia Licia Lanera. Barese, classe 1982, è tra le artiste più applaudite e premiate della sua generazione. Il suo talento d’attrice, apprezzato anche da Luca Ronconi che la volle in scena nella sua Celestina del 2014, le è valso vari riconoscimenti, tra i quali il premio Landieri come miglior attrice italiana giovane nel 2011, il premio Eleonora Duse, il premio Virginia Reiter e il premio Ubu nel 2014 come migliore attrice italiana under 35 e nel 2022 come migliore regia e miglior nuovo testo straniero di scrittura drammaturgica. Nel 2020 conclude la Trilogia Guarda come nevica dedicata agli autori russi Bulgakov, Čechov e Majakovskij (i tre capitoli, Cuore di cane, Il gabbiano e I sentimenti del maiale). Nel 2021 riprende lo studio su Antonio Tarantino e, tramite l’accesso agli archivi dello scrittore, sceglie due brevi testi, che, uniti sotto un unico titolo, diventano nel 2022 lo spettacolo Love Me. Due pezzi di Antonio Tarantino.
 
Antonio Tarantino. Nato a Bolzano nel 1938, si trasferisce in giovane età a Torino. Fino agli anni Novanta lavora come artista figurativo e approda nel mondo teatrale solo dopo i cinquant’anni, vincendo nel 1993 il premio Riccione per il Teatro con Stabat Mater e La passione secondo Giovanni. Tra le altre pubblicazioni per il teatro: Giuseppe Verdi a Napoli (Cue Press, 2017), Materiali per una tragedia tedesca (prima edizione Ubulibri, 2000, riedito da Cue Press, 2016), Dittico arabo. La casa di Ramallah e La pace (prima edizione Ubulibri, 2006, riedito da Cue Press, 2021), Gramsci a Turi (prima edizione Ubulibri, 2009, riedito da Cue Press, 2021) e il postumo Barabba (Cue Press, 2021). Muore a Torino il 21 aprile 2020, all’età di 82 anni.
 

 


 

sabato 23 marzo, ore 21
Compagnia Lombardi-Tiezzi
VENERE E ADONE
siamo della stessa mancanza di cui sono fatti i sogni

di e con Roberto Latini | foto di scena Simone Cecchetti | durata 60′

 
 
 

In questo periodo complesso per i teatri, Roberto Latini ha scelto di rivolgersi allo stesso argomento che scelse Shakespeare quando nel 1593 i teatri a Londra furono chiusi per la peste: Venere e Adone. Un mito in cui il Bardo inglese ritrova il tema dell’amore terrestre e quello divino, tradotto nell’azione di disarmo di un destino ineluttabile. Non stupisce che questo racconto affascini così tanti artisti: tra quelli contenuti nelle Metamorfosi di Ovidio, Venere e Adone è certamente uno dei miti più sorprendenti; poiché nella vicenda di Adone che muore nel bosco durante la caccia a un cinghiale, una morte contro cui nemmeno Venere stessa può nulla, è rivelato che anche gli Dei in tanti casi possono solo arrendersi al cambiamento.

Afferma Latini: «Lo si potrebbe percepire come un “mito della primavera”, il mito della rinascita. Venere e Adone è la storia di ferite mortali, di baci sconfitti che non sanno, non riescono a farsi corazza, difesa. Anche Amore non può nulla. Anche Amore è incapace; è sfinito, è logoro, è vecchio. Sconfitto. Eppure, cadendo, fa un volo infinito».

Un volo infinito che si traduce anche in una carrellata di riferimenti in scena: da Shakespeare a Tiziano, da Rubens a Canova, dai Carracci a Ovidio, attraversando il mito nell’arte della parola e dell’immagine, accompagnati dalla sapiente arte teatrale di Latini. E in questo viaggio nel mito, fatto di un respiro-fotogramma, solo, fermato, definito, come a impedire che il racconto si possa compiere nel finale ormai noto, forse la speranza è che si possa vincere il destino dando all’Arte il compito di sfidare il tempo e trattenerlo. E di sospenderci nella tenerezza.

dopo lo spettacolo, incontro con la Compagnia

 
Roberto Latini. Attore, autore e regista. Nato nel 1970 a Roma, dove si diploma allo Studio di Recitazione e di Ricerca teatrale “Il Mulino di Fiora” diretto da Perla Peragallo. Fondatore delle compagnie Teatro Es, Clessidra Teatro e Fortebraccio Teatro, quest’ultima attiva dal 1997 al 2018. Ha diretto il Teatro San Martino di Bologna (2007-12). Negli anni, alle produzioni della propria compagnia affianca partecipazioni singole da attore svolte in dialogo con registi come Federico Tiezzi, Antonio Latella, Fabrizio Arcuri, Mario Martone, Aleksandar Popovski, Sandro Lombardi. Tra gli ultimi riconoscimenti: premio Sipario 2011 per Noosfera Lucignolo; premio Ubu 2014 come miglior attore per il ruolo di Arlecchino ne Il servitore di due padroni, regia di Antonio Latella, premio della Critica ANCT 2015 per I giganti della montagna, premio Ubu 2017 come miglior attore per Cantico dei cantici, premio Le Maschere del Teatro Italiano 2021 come miglior spettacolo per Mangiafoco. I suoi titoli più recenti: Venere e Adone siamo della stessa mancanza di cui son fatti i sogni da Shakespeare (2022), L’armata Brancaleone da un’opera di Monicelli, Age, Scarpelli (2021), Mangiafoco (2019), In exitu di Giovanni Testori (2019). Attualmente è parte della Compagnia Lombardi-Tiezzi.
 

 


 
sabato 6 aprile, ore 21
Teatri di Bari / Kismet
BARABBA

di Antonio Tarantino | regia Teresa Ludovico | con Michele Schiano di Cola | spazio scenico e luci Vincent Longuemare | foto di scena Balto Videomaker | durata 60’

 
 
 

Eccolo Barabba incarcerato, che spia da dentro il momento cruciale, per lui e per l’umanità, la fatidica decisione della salvezza tra lui e Gesù. Barabba è il protagonista di una vorticosa opera di Antonio Tarantino, indagatore di personaggi storici e miti, che lancia in rotta di collisione i potenti e gli ultimi, uniti dalla corruzione del linguaggio e della storia stessa. Barabba rivive con Tarantino in un flusso incalzante quasi integralmente in versi, dove si mescolano commedia e tragedia. Con una costante: il bisogno e la ricerca della verità, quella invocata da Pilato prima della sentenza.

Per la prima volta in scena un’opera composta nel 2010 da Antonio Tarantino ma pubblicata postuma (Cue Press, 2021). Dalla prefazione di Andrea Porcheddu al testo, «… come nei suoi drammi d’esordio, torna a dare nuova vita ad un personaggio di ascendenza evangelica. Quasi integralmente in versi, in una lingua impietosa senza più privilegi di rango, dove si mescolano commedia e tragedia, il personaggio di Barabba incarna un teatro di emozioni in cui oscillano, come maschere appese a un filo, il nostro bisogno di salvezza, la nostalgia rabbiosa di un fondamento, di un’origine».

Barabba fa parte di un ciclo che da tempo la regista Teresa Ludovico ha voluto dedicare al lavoro del Maestro: Cara Medea, Piccola Antigone (2012) e Namur (2014). Una nuova, potente folgorazione che illumina ambiguamente uno dei personaggi più misteriosi ed evocativi della storia religiosa e del nostro immaginario. Qui interpretato da Michele Schiano di Cola. Come per le opere precedenti, la mise en espace e le luci sono affidate alla maestria di Vincent Longuemare, che da tempo collabora con la Ludovico negli allestimenti prodotti da Teatri di Bari.

dopo lo spettacolo, incontro con la Compagnia

 
Teresa Ludovico. Regista, autrice e attrice. Nata a Gioia del Colle (BA) nel 1956, laureata in scienze politiche. Compie un lungo percorso artistico sotto la guida di diversi maestri, in Italia e all’estero. Collabora con i Cantieri Teatrali Koreja di Lecce in qualità di attrice. È assistente alla regia di Marco Martinelli e attrice in alcuni suoi spettacoli. Nel 1995 si avvicina al teatro musicale con Medea, opera senza canto del compositore Giovanni Tamborrino. Nel 1993 entra a far parte del Teatro Kismet OperA di Bari: dal 1998 è regista stabile (Bella e Bestia, premio Eti-Stregagatto 2002), dal 2010 direttrice artistica. Per Fondazione Petruzzelli e Conservatorio Piccinni di Bari cura la regia dell’operetta lirica Il principe porcaro di Nino Rota diretta dal maestro Nicola Scardicchio (2005). Compone i testi ed è interprete del concerto teatrale In search of Simurgh dei Radiodervish (2007). Realizza produzioni per il Repertory Theatre di Birmingham e collabora con il Setagaya Public Theatre di Tokyo. Dal 2013 è direttrice artistica del festival Maggio all’infanzia, la più importante vetrina di teatro ragazzi nel Sud Italia. Dal 2015 cura la programmazione del TRIC Teatri di Bari.
 
Michele Schiano di Cola. Attore. Napoletano, classe 1982, diplomato alla Scuola del Teatro Stabile di Torino diretta da Luca Ronconi. Frequenta una masterclass per attori al Teatro Eliseo di Roma, La Nouvelle Ecole des Maîtres diretta da Franco Quadri e il corso di perfezionamento per attori professionisti del Mercadante Teatro Stabile di Napoli diretto da Luca De Filippo). Lavora con molti registi italiani e in diverse produzioni internazionali. Come attore, è alla terza collaborazione con i Teatri di Bari, sempre diretto da Teresa Ludovico: Anfitrione di Plauto (2019), Il bacio della vedova di Israel Horovitz (2021) e Barabba di Antonio Tarantino (2022). Per il Napoli Teatro Festival 2018 cura la regia del Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare, prodotto da Teatri di Bari e andato in scena al Teatro Bellini di Napoli.
 

 

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  Periferie 2023_24

biglietto intero 15 euro
ridotto 12 euro (under 25 e over 65)
abbonamento 110 euro (10 spettacoli)

prenotazioni fino al venerdì antecedente lo spettacolo esclusivamente al numero 366.3473430 attivo anche WhatsApp
acquisto direttamente alla biglietteria nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì (ore 10-13 e 15-18)

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parliamone | nel foyer, dopo gli spettacoli, le Compagnie ospiti della stagione incontrano il pubblico

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Il progetto “Periferie” – tredicesima edizione – è realizzato dal Crest. Con il sostegno di Regione Puglia e Provincia di Taranto.


 

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