Chiaroscuro

Gennaro, le sue donne e i suoi marmi. Per l’edizione 2014 de “L’Isola che Vogliamo”, mercoledì 20 agosto 2014, alle ore 20 e alle ore 21.30 alla cattedrale di san Cataldo, nel centro storico, va in scena la narrazione teatrale “Chiaroscuro” di e con Giovanni Guarino, produzione Crest, nell’ambito del progetto “Storie, pietre, persone… raccontano la città”. Ingresso libero.
Di Gennaro, valido marmoraro del suo tempo, che da Pizzofalcone, vicino Napoli, fu assoldato dal Capitolo Metropolitano per ultimare la grandiosa opera di intarsi marmorei nel Cappellone, narriamo la vicenda umanissima di un cuore intriso d’amore per Concettina e Palmina, le sue donne, e per le statue e i decori della cattedrale di San Cataldo, passioni che lo incoraggiano nel suo massacrante lavoro, pur segnandolo nella salute e mettendo a dura prova le sue forze e la sua tenacia.
Entrando nella cappella, sorge spontanea la domanda: come hanno fatto? Madreperla, lapislazzuli, cristallo di rocca, diaspro, marmi africani e siciliani, onice, giallo di Siena, rosso di Verona, nero del Belgio, cipollino verde, tutto scintilla come in uno scrigno. E ci si sta dentro, con gli uccelli, i fiori, gli angeli. E il cielo affrescato lassù, con San Cataldo inginocchiato davanti alla Madonna che lo invita ad accostarsi al trono di Dio, e la Santissima Trinità attorniata dagli angeli.  Non ci sono fotografie o descrizioni che tengano, entrare nel Cappellone significa viaggiare nel tempo. Ci sono voluti più di cento anni per completare questo capolavoro.
Marmi, pietre, affreschi, sculture piene di storia, di storie. La storia degli uomini famosi che hanno reso possibile questa meraviglia, le storie degli artigiani che hanno impegnato anni e anni della loro vita per scegliere, tagliare, incastonare cristalli, marmi, pietre dure. Molti dei materiali utilizzati sono stati ricavati dalle rovine degli edifici classici sparse nel sottosuolo. Rovine che sono tornate a vivere, metafora di un’esistenza che non finisce e che si ricompone sotto altre forme, riacquistando significato e senso.

● Socio e vicepresidente della cooperativa Crest, Giovanni Guarino è il responsabile del settore progettazione e animazione del territorio, con particolare attenzione alle utenze cosiddette deboli (infanzia, minori a rischio, anziani). Dal 1985 avvia una formazione sulla narrazione teatrale che si nutre nel tempo della complicità e dell’incontro con maestri quali Marco Baliani, Mimmo Cuticchio, Roberto Anglisani, maturando negli anni come narratore una ricerca originale intorno alla cultura e alle tradizioni di Taranto. Le storie di Giovanni Guarino si stagliano come quadri d’autore sull’affresco della Storia. Egli non racconta della Città ma, di più, ne è la voce. Così, Taranto parla e si rivela attraverso di lui.