Periferie. Confini visibili e non visibili della città di Taranto | convegno

Quante periferie ha Taranto? Quante linee di demarcazioni dentro/fuori ha tracciato nel suo tessuto urbano nel corso della storia recente? Cosa includono e cosa escludono? Quando sono nati questi confini, qual è la loro storia? Quali processi mettere in atto per spostare un confine o cancellarlo? Potrebbero essere queste alcune domande che animeranno la discussione del convegno “Periferie. Confini visibili e non visibili della città di Taranto”, che il Crest, d’intesa con l’Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Taranto, promuove sabato 12 novembre, alle ore 9 nell’ex Convento di San Francesco (Università degli Studi di Bari), in via Duomo, nell’antica isola tarantina. Prologo della settima stagione di “Periferie”, la giornata di studio vuole essere un momento di approfondimento della difficile situazione urbanistica, paesaggistica e sociale del territorio tarantino che si riflette in una frantumazione della comunità e dei processi identitari dei cittadini.
Molteplici le adesioni pervenute al convegno, che assicurano interventi capaci di dare un contributo sostanziale alla lettura del presente e alle ipotesi di sviluppo futuro della difficile realtà cittadina. Nella prima parte, sottotitolata “Confinare”, gli interventi: Magnifico Rettore Antonio Felice Uricchio (L’Università e la periferia: i processi culturali contro l’abbandono del territorio); prof. Roberto Nistri (Breve storia dei quartieri di Taranto. La nascita delle Periferie); arch. Massimo Prontera, presidente Ordine degli Architetti di Taranto (I confini visibili e invisibili che hanno disegnato la città negli ultimi anni); dott.ssa Valeria Monno, docente Politecnico di Bari (I processi che cancellano i confini. Cosa fare e cosa è stato fatto contro l’abbandono delle periferie). Nella seconda parte, sottotitolata “Sconfinare”, gli interventi: dott.ssa Clara Cottino, presidente Crest (Il TaTÀ, un processo di sconfinamento culturale); studenti dei licei Aristosseno, Battaglini e Ferraris-Quinto Ennio di Taranto, del liceo De Sanctis-Galilei di Manduria e dell’IISS Don Milani-Pertini di Grottaglie; dott. Salvatore Negro, assessore Welfare Regione Puglia; dott.ssa Loredana Capone, assessore Industria turistica e cultura, gestione e valorizzazione dei beni culturali Regione Puglia. Coordina Gaetano Colella.
“Periferia” è un lemma passepartout, di cui sono state censite almeno duecento diverse e talvolta contraddittorie accezioni. Ma se ricerchiamo le origini del termine abbiamo la certezza che nel greco antico peripherein, indica lo spazio disegnato da una linea curva, l’atto della demarcazione fra dentro e fuori, a guisa di circonferenza. La demarcazione fra ciò che è incluso e ciò che è escluso.  
Sin dal 2009, il Crest ha titolato “Periferie” la sua stagione teatrale, e non è un caso. Perché nell’abitare a Taranto un quartiere come Tamburi è insita la scelta di fare della periferia un valore, e di identificare l’alterità – il concetto di “esterno” e quindi periferico – come elemento identitario di una politica culturale. In questa scelta si rispecchia coerentemente l’intera storia di una compagnia che dal 1977 si occupa di minori, di teatro e carcere, teatro e handicap, e che ha praticato il suo mestiere nei quartieri da sempre a rischio della città. Dunque, una scelta di un punto di vista altro da cui osservare e misurare la realtà.
Mai come ora il Crest sente l’esigenza di mettere in risalto l’urgenza di un lavoro su nuove forme di riappropriazione civile dei quartieri, di una rivendicazione di processi di trasformazione degli spazi urbani, di una ricerca delle radici storiche dei quartieri che diano vita ad un percorso di identificazione dei cittadini coi luoghi. 

La stagione 2016 di “Periferie” è realizzata nell’ambito del “Programma regionale di spettacolo dal vivo per la valorizzazione delle risorse culturali ed ambientali della Puglia – 2016”.

photo © Tore Scuro