Chiaroscuro

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Crest

Chiaroscuro

narrazione teatrale di e con Giovanni Guarino, da un racconto di Augusto Ressa, foto di scena Cinzia Sartini e Walter Mirabile

Di Gennaro, valido marmoraro del suo tempo, che da Pizzofalcone, vicino Napoli, fu assoldato dal Capitolo Metropolitano per ultimare la grandiosa opera di intarsi marmorei nel Cappellone, narriamo la vicenda umanissima di un cuore intriso d’amore per Concettina e Palmina, le sue donne, e per le statue e i decori della cattedrale di San Cataldo, passioni che lo incoraggiano nel suo massacrante lavoro, pur segnandolo nella salute e mettendo a dura prova le sue forze e la sua tenacia.

Entrando nella cappella, sorge spontanea la domanda: come hanno fatto? Madreperla, lapislazzuli, cristallo di rocca, diaspro, marmi africani e siciliani, onice, giallo di Siena, rosso di Verona, nero del Belgio, cipollino verde, tutto scintilla come in uno scrigno. E ci si sta dentro, con gli uccelli, i fiori, gli angeli. E il cielo affrescato lassù, con San Cataldo inginocchiato davanti alla Madonna che lo invita ad accostarsi al trono di Dio, e la Santissima Trinità attorniata dagli angeli.  Non ci sono fotografie o descrizioni che tengano, entrare nel Cappellone significa viaggiare nel tempo. Ci sono voluti più di cento anni per completare questo capolavoro.

Marmi, pietre, affreschi, sculture piene di storia, di storie. La storia degli uomini famosi che hanno reso possibile questa meraviglia, le storie degli artigiani che hanno impegnato anni e anni della loro vita per scegliere, tagliare, incastonare cristalli, marmi, pietre dure. Molti dei materiali utilizzati sono stati ricavati dalle rovine degli edifici classici sparse nel sottosuolo. Rovine che sono tornate a vivere, metafora di un’esistenza che non finisce e che si ricompone sotto altre forme, riacquistando significato e senso.

 


Chiaroscuro – crediti fotografici Cinzia Sartini e Walter Mirabile