La balena di Taranto. Reading letterario al Centro Kētos

«L’ignoranza è madre della paura», per dirla con Herman Melville, autore del capolavoro “Moby Dick”. Venerdì 9 febbraio, alle ore 18.30 al Centro Kētos – Palazzo Amati, in vico Vigilante, nella Città vecchia di Taranto, il Crest presenta “Era una volta… ora non più”, reading letterario di Giovanni Guarino, liberamente tratto dall’interessante studio del naturalista cunese Francesco Gasco “Intorno alla balena presa in Taranto nel febbraio 1877. Memoria”, pubblicato a Napoli nel 1878. Un abbagliante simbolo dell’assurdità del mondo. Evento a partecipazione libera. Info 366.3473430.

Dalla rivista “Museologia Scientifica Memorie” n. 12/2014, pp 327-342.
La balena di Taranto. La balena fu avvistata il mattino del 9 febbraio 1877 nel Mar Grande di Taranto, presso il Castello Aragonese. Inizialmente si diresse presso l’isolotto di S. Nicola, dove però fu bersagliata da numerose barche con centinaia di colpi di armi da fuoco e da candelotti di dinamite che ne causarono lo stordimento. Dopo 20 minuti, la balena si riprese, capovolse alcune barche a colpi di coda ed entrò nel porto dove s’arenò presso la Dogana Regia. Qui fu legata con forti gomene e trainata con argani sulla spiaggia presso l’Ufficio della Sanità marittima. Essendo ancora viva, due pescatori le conficcarono un palo in uno sfiatatoio ed altri le causarono profonde ferite a colpi di scure sull’altro sfiatatoio (Gasco, 1878), tuttora visibili sul cranio. L’animale spirò dopo 4 ore di agonia, verso mezzanotte. Il Comune di Taranto fece allestire nella stessa notte un baraccone nel quale la balena fu esposta a pagamento per parecchi giorni. Dalla carcassa si raccolsero inoltre 3521 kg di grasso. Avvertito da un telegramma, Paolo Panceri, professore di Anatomia comparata dell’Università di Napoli, inviò suoi collaboratori per effettuare la dissezione e recuperare organi per il GAC. All’esame necroscopico lo stomaco risultò vuoto, segno di un lungo digiuno, inoltre uno dei polmoni era assai danneggiato, sulla pelle vi erano Cirripedi parassiti dei generi Coronula e Tubicinella (Capellini, 1877). Si conservarono in alcol cuore, occhi, laringe, trachea, polmone, tubo digerente, organi genitali e cute. I circa 480 fanoni, le bulle timpaniche e alcuni ossicini dell’orecchio medio furono fissati in una soluzione di “allume calcinato”, mentre il resto delle ossa fu messo a macerare in una cassa nel fiume Galeso. Lo scheletro fu venduto all’Ateneo Napoletano al prezzo di 1200£, grazie all’intervento del Ministro della Pubblica Istruzione, su richiesta del Panceri e del Rettore Sen. Arcangelo Scacchi, nonostante fossero pervenute offerte assai più vantaggiose di altre Università italiane, come Firenze, Pavia, Bologna e Roma, e straniere come quella di Vienna. Lo scheletro arrivò a Napoli in treno l’anno successivo, quando Panceri, era purtroppo già deceduto.
 
Francesco Giuseppe Gasco (Mondovì 1842-Roma 1894), assistente di Paolo Panceri nel Gabinetto di Anatomia Comparata dell’Università di Napoli (GAC), ha curato la preparazione del montaggio dello scheletro di E. glacialis, pubblicando anche diversi lavori su questa specie.

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Affacciato sulla ringhiera (e su Mar Grande), lungo corso Vittorio Emanuele II, e restituito alla città di Taranto, Palazzo Amati è la sede di Kētos, il Centro Euromediterraneo del Mare e dei Cetacei, dal 22 luglio 2019. Offre spazi dedicati alla multimedialità con le proiezioni stereoscopiche e olografiche e la sala di realtà virtuale e aumentata, alla ricerca scientifica con il laboratorio chimico genetico, alla formazione con le Officine Amati. Nei fatti, Kētos rappresenta un contenitore culturale volto a rigenerare e favorire lo sviluppo di conoscenza e la valorizzazione delle risorse del territorio, nonché un presidio di buone prassi e un punto di riferimento per la blue economy. In qualità di capofila, la Jonian Dolphin Conservation è assegnataria del finanziamento relativo al progetto di valorizzazione di Palazzo Amati, concesso da Fondazione con il Sud nell’ambito del bando storico-artistico e culturale 2014 “Il bene torna comune”.

Il reading di Giovanni Guarino è parte del progetto “L’Isola che accoglie”, che trova il suo cuore nel rinnovato spazio dell’ex chiesa di San Gaetano in Città vecchia. Un progetto che, grazie all’importante sostegno di Fondazione con Il Sud, intende dare vita ad una sorta di centro culturale polivalente capace di attrarre la partecipazione degli abitanti e della città tutta. Capofila del progetto è Symbolum ets (ente terzo settore) che condivide l’ambizioso obiettivo con un partenariato forte e motivato di grandi e piccole associazioni culturali e imprese professionali della città.

 

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