Chiaroscuro

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di Giovanni Guarino, liberamente tratto da un racconto di Augusto Ressa, con Delia De Marco, Giovanni Guarino e Giuseppe Marzio, intervento musicale Francesco Greco, tecnico Walter Mirabile, foto di scena Pamela Barba

La visita al Cappellone, dove si conservano le reliquie del Santo Patrono di Taranto, giunge alla fine di una passeggiata in città vecchia di una giovane coppia che ha la fortuna di imbattersi in un attempato residente dell’antica Isola, di cui conosce ogni pietra e una storia per ogni pietra. E camminare per la principale via Duomo diventa l’occasione per scoprire personaggi, aneddoti e tesori nascosti. Ecco la Chiesa Madre, il Duomo… il Cappellone di san Cataldo.

Entrando nella cappella, sorge spontanea la domanda: come hanno fatto? Madreperla, lapislazzuli, cristallo di rocca, diaspro, marmi africani e siciliani, onice, giallo di Siena, rosso di Verona, nero del Belgio, cipollino verde, tutto scintilla come in uno scrigno. E ci si sta dentro, con gli uccelli, i fiori, gli angeli. E il cielo affrescato lassù, con san Cataldo inginocchiato davanti alla Madonna che lo invita ad accostarsi al trono di Dio, e la Santissima Trinità attorniata dagli angeli.  Non ci sono fotografie o descrizioni che tengano, entrare nel Cappellone significa viaggiare nel tempo. Ci sono voluti più di cento anni per completare questo capolavoro.

Marmi, pietre, affreschi, sculture piene di storia, di storie. La storia degli uomini famosi che hanno reso possibile questa meraviglia, le storie degli artigiani che hanno impegnato anni e anni della loro vita per scegliere, tagliare, incastonare cristalli, marmi, pietre dure. Molti dei materiali utilizzati sono stati ricavati dalle rovine degli edifici classici sparse nel sottosuolo. Rovine che sono tornate a vivere, metafora di un’esistenza che non finisce e che si ricompone sotto altre forme, riacquistando significato e senso.

Di Gennaro, valido marmoraro del suo tempo, che da Pizzofalcone, vicino Napoli, fu assoldato dal Capitolo Metropolitano per ultimare la grandiosa opera di intarsi marmorei nel Cappellone, raccontiamo la vicenda umanissima di un cuore intriso d’amore per Concettina e Palmina, le sue donne, e per le statue e i decori della cattedrale di san Cataldo, passioni che lo incoraggiano nel suo massacrante lavoro, pur segnandolo nella salute e mettendo a dura prova le sue forze e la sua tenacia.

Una passeggiata breve e ricca di emozioni, che viene ricordata dai tre amici mentre si rifocillano con un piatto di cozze ‘a puppetedde, proprio come faceva Gennaro che, da buon napoletano, rendeva omaggio alla superiorità della cozza tarantina.

 

 : :  sabato 20 febbraio 2021, l’evento è stata proposto in diretta streaming dal Teatro Fusco di Taranto
per il format “Indovina chi viene a (s)Cena” del Teatro Pubblico Pugliese, in collaborazione con il Comune di Taranto : :


Chiaroscuro – crediti fotografici Pamela Barba

 

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