Sui sentieri della storia

«Nei miei cunti la mia spada è la penna». Per la 35ma edizione de “La Macchina dei Sogni”, festival di teatro di figura a cura dell’Associazione Figli d’Arte Cuticchio, e nell’anno in cui ha compiuto settant’anni, Mimmo Cuticchio, il maggiore puparo e cuntastorie del nostro tempo, ha chiamato gli amici artisti, conducendoli a Roncisvalle, sulla piana dove, leggenda vuole, caddero Orlando e settanta paladini, trucidati dai saraceni. Dal 26 al 29 luglio, si sono messi in viaggio 300 pupi, 12 “pari”, in omaggio all’imperatore di tutti i pupari, Carlo Magno, l’intera famiglia Cuticchio e 36 narratori, tra cui Giovanni Guarino del Crest, nel segno di un ritorno alle origini, al sogno ricorrente di un mondo dove ancora regnano l’onore, la fedeltà, la lealtà, la giustizia. Resa possibile tra l’altro dalla impeccabile e appassionata organizzazione di Elisa Puleo, moglie di Mimmo Cuticchio, una trasferta imponente, da Palermo in terra di Spagna, passando per Roma, dove lo scorso 27 giugno Papa Francesco ha impartito una speciale benedizione da portare sul campo della prima battaglia tra i cristiani di Carlo Magno e gli infedeli.
Il tragitto da Saint-Jean-Pied-de-Port porta verso Ibaeta, al confine tra Francia e Spagna, dove sono schierati 12 “pari” (Lara Albanese, Giuseppe Barbera, Corrado Bologna, Padre Giuseppe Bucaro, Mimmo Cuticchio, Franco La Cecla, Beatrice Monroy, Gianni Puglisi, Giuliano Scabia, Marino Sinibaldi, Giovanni Sollima, Sebastiano Tusa), uomini e donne di cultura che in questi anni hanno combattuto per la tutela dell’ambiente e del patrimonio dell’umanità. Il viaggio è iniziato giovedì 26 luglio con la parata degli attori/narratori da porta San Giacomo al mercato di Saint-Jean-Pied-de-Port. Il giorno dopo il gruppo si è messo in cammino dal rifugio Orisson verso Roncisvalle. Si è continuato sabato 28 luglio verso il Monastero Itzandegia. L’ultima tappa domenica 29 luglio, per raggiungere Ibaeta (Puerto de Ibaeta in spagnolo o Col de Roncevaux in francese), il passo sui Pirenei in territorio spagnolo, dove 1240 anni fa avvenne la battaglia. Davanti alla lapide che ricorda la morte di Orlando, Cuticchio ha innalzato il cuntu, modulando la voce che incalza, in crescendo, proprio come durante una carica della cavalleria. Mille volte nella sua lunga carriera Cuticchio ha raccontato “La morte di Orlando”, ma qui, nei luoghi della leggenda, la commozione del puparo ha superato anche quella del suo pubblico (francesi, spagnoli, italiani) sul Cammino di Santiago. E qui il Maestro, unico vero cuntista, ha scelto di passare il testimone al figlio Giacomo. 

photo © Elisa Puleo