La storia di Hansel e Gretel | matinée
«Cosa è buono? Cosa è brutto? Ciò è vero o ciò appare… non lasciatevi ingannare!». Lunedì 16, martedì 17 e mercoledì 18 marzo 2015, alle ore 10.30 al TaTÀ di Taranto, in via Deledda ai Tamburi, va in scena “La storia di Hansel e Gretel”, testo Katia Scarimbolo, regia Michelangelo Campanale, con Catia Caramia, Marianna Di Muro, Paolo Gubello, Luigi Tagliente, produzione Crest, per la rassegna “La scena dei ragazzi”, stagione di matinée teatrali riservate agli alunni delle scuole dell’obbligo del comune capoluogo, promossa da Comune di Taranto e Teatro Pubblico Pugliese, in collaborazione con il Crest. Durata: 60′. Informazioni e prenotazioni (aperte): 099.4707948 (interno 3: ufficio scuola Crest, responsabile Cinzia Sartini).
Nella regione tedesca dello Spessart esiste ancora una fitta foresta, difficile da attraversare con i suoi pochi e aspri sentieri, resi ancora più difficoltosi da giganteschi e ombrosi pini e faggi, i cui rami intralciano il cammino. Per i contadini della zona è “il bosco della strega”, per via di un rudere con i suoi quattro forni e della storia di una donna bellissima che, con i suoi dolci magici, catturava quanti, perdendosi nel bosco, arrivavano nei pressi della sua casa. Sembra essere questa l’origine della fiaba di Hansel e Gretel, racconto “ombroso” come il bosco, reso ancora più inquietante dalla presenza di una donna che appare ai due fratellini bellissima, accogliente e materna, ma strega che inganna e mangia i bambini. Nello spettacolo, come nella fiaba, la sua presenza getta una luce mutevole su ogni passaggio della storia: il giornaliero inganno dell’immagine nasconde verità opposte o semplicemente più complicate. La casa, il bosco, il sentiero illuminato dai magici sassolini, le piume lucenti del cigno, tutto gira e si trasforma, per poi ritornare con una luce nuova, come il sole ogni mattina.
Nato a Taranto nel 1977, il Crest, acronimo di collettivo di ricerche espressive e sperimentazione teatrale, porta avanti in un ambiente difficile – sia socialmente che culturalmente – un discorso teatrale coerente e innovativo, raccontando vite complicate, sogni ostinati, incontri tra culture e condizioni differenti, cercando di coniugare i linguaggi della tradizione con quelli della ricerca teatrale contemporanea. E’ stato finalista al Premio ETI Stregagatto con gli spettacoli “La neve era bianca” (1999), “La mattanza” (2000), “Cane nero” (2001) ed ha prodotto lo spettacolo vincitore del Premio Scenario 2005, “Il deficiente”. Dopo 30 anni di attività “senza fissa dimora”, dal 2009 la Compagnia dispone di mille metri quadrati di “teatro da abitare”, il TaTÀ, nel quartiere popolare ed operaio per eccellenza della città, il rione Tamburi appunto, il più contiguo alle svettanti ciminiere Ilva. Un teatro da 300 posti che mira a diventare polo di attrazione di artisti italiani e stranieri, diventando modello di mediazione trail teatro e le altre forme di comunicazione/creazione quali la scrittura, la pittura, il video, la danza, la musica.