Due intime storie di donna firmate Nina’s Drag Queens

Sabato 1° febbraio per la stagione «Periferie» del Crest al TaTÀ di Taranto

Con «Vedi alla voce Alma», monologo scritto e interpretato da Lorenzo Piccolo

Sola in scena coi suoi fantasmi, una donna che donna non è, divisa tra l’amore e il disamore, la tragedia e la farsa, le grandi muse e le piccole massaie, viene tenuta in vita dal filo sottile di un telefono. È la protagonista dello spettacolo firmato Nina’s Drag Queens, «Vedi alla voce alma», un monologo «en travesti» scritto e interpretato da Lorenzo Piccolo per la regia di Alessio Calciolari, in scena sabato 1 febbraio (ore 21) all’auditorium TaTÀ di Taranto per la stagione «Periferie» del Crest sostenuta dalla Regione Puglia.

Lo spettacolo, che è stato rappresentato anche al Fringe Festival di Edimburgo in lingua inglese, prende spunto da «La voce umana» di Jean Cocteau e dalla sua trasposizione nell’omonima opera lirica musicata da Francis Poulenc, ma anche da uno strano fatto di cronaca, difficile dire se rosa o nera, che ha per protagonisti il pittore Oskar Kokoschka e la sua musa Alma Mahler. Dunque, storie di due donne diverse, una mediocre l’altra eccezionale, una distrutta l’altra vittoriosa, che parlano entrambe della violenza insanabile tra gli esseri umani, in relazioni amorose nelle quali si è persa la bussola.

In un thriller intimistico pensato come una riflessione sulla costruzione e la decostruzione della figura femminile, Lorenzo Piccolo mette in scena la donna senza nome, disperata e fragile de «La voce umana» che, attraverso una lunga telefonata, cerca di mantenere il legame con l’uomo dal quale è stata appena lasciata, specchiandola con l’immagine di Alma Mahler e del suo fantoccio a grandezza naturale che Oskar Kokoschka si fece costruire per conservare l’illusione della relazione una volta lasciato, salvo poi scatenare sulla bambola feticcio la propria violenza distruttiva.

«Sono entrambe vicende in cui si racconta la violenza di un uomo verso una donna, una violenza che si esprime in maniera brutale anche se attraverso una telefonata o l’uso di una bambola», spiega l’autore e interprete dello spettacolo, «attore uomo che non interpreta un personaggio femminile, piuttosto lo cerca, lo attraversa, lo perde e lo ritrova in continuazione».

Nella rarefatta dimensione di una stanza, il personaggio cui dà vita Lorenzo Piccolo, viene, infatti, inseguito, smontato, cercato tra le righe del testo, in un viaggio tra uomo e donna, lo struggimento d’amore e il tempo dell’attesa. Ma come tradurre tutto questo in forma scenica? «Non cercando a tutti i costi di comporre i contrasti, ma di accostarli, di vederli per quello che sono», racconta il regista Calciolari, che ha trovato una chiave interpretativa giocando con gli elementi dell’estetica drag queen cara alla compagnia, che sin dalla sua fondazione è impegnata a rileggere i classici del teatro con un tocco di glamour, così come ha fatto reinterpretando Cechov con «Il giardino delle ciliegie» la «Beggar’s Opera» di John Gay con la «DragPennyOpera».

Al termine della rappresentazione seguirà un incontro con Lorenzo Piccolo, che verrà intervistato dalla giornalista Marina Luzzi.

Immagini video al link: https://www.youtube.com/watch?v=iziEsd3chPc

Info e prenotazioni 333.2694897. Biglietti acquistabili anche online su Vivaticket.

addetto stampa
Francesco Mazzotta
328.6296956

  

seguici su

Una moderna cantastorie racconta le peripezie di Pinocchio Testadura

Domenica 19 gennaio per «Favole & Tamburi» del Crest al TaTÀ di Taranto

Narrazione e «sand art» nello spettacolo di Teatrop con Greta Belometti

È notoriamente un po’ zuccone, il burattino più famoso al mondo. Tanto da meritarsi un cognome adeguato, come accade in «Pinocchio Testadura», lo spettacolo che domenica 19 gennaio (ore 18), per la stagione «Favole & Tamburi» della compagnia Crest all’auditorium TaTÀ di Taranto, va in scena nell’allestimento di Teatrop, la storica compagnia calabrese di Lamezia Terme, con un lungo percorso di ricerca e formazione teatrale, che il prossimo anno taglierà il traguardo del mezzo secolo di attività. Con la regia di Piero Bonaccurso, lo spettacolo vede protagonista Greta Belometti, attrice e artista visuale che porta in scena le vicende del personaggio nato dalla penna di Collodi con il supporto della tecnica della «sand art», l’arte della sabbia.

È un racconto in rima quello di Greta Belometti, che presenta le mirabolanti avventure di Pinocchio ispirandosi ai testi del maestro della letteratura per ragazzi, Gianni Rodari. E alla maniera dei cantastorie, il suo racconto è supportato da immagini che prendono forma su un tabellone speciale, con la sabbia che si fa «inchiostro» una volta proiettata sulla grande lavagna luminosa montata in scena. I quadri vengono realizzati dal vivo dalla stessa Belometti, che fa apparire, scomparire e trasformare i disegni al ritmo della musica e al suono delle parole, in una sintesi perfetta tra vari linguaggi. Naturalmente c’è anche Pinocchio, che non si vede ma è presente, grazie alla tecnica del teatro delle ombre.

Inizio spettacolo ore 18.
Biglietti 7 euro (6 euro per nuclei familiari di almeno quattro persone).
Info e prenotazioni 333.2694897.

addetto stampa
Francesco Mazzotta
328.6296956

  

seguici su

Dammacco e Balivo, uno squarcio di luce sul senso degli affetti al termine della vita

Sabato 11 gennaio per la stagione «Periferie» del Crest al TaTÀ di Taranto

Con «La morte ovvero il pranzo della domenica», testo nominato agli ultimi Ubu

Uno spettacolo lieve e toccante intorno al più grande tabù della nostra cultura. L’attrice Serena Balivo e il regista, drammaturgo e pedagogo teatrale Mariano Dammacco, noti per il modo in cui si muovono con grande perizia e passo leggero tra poesia e narrazione, aprono uno squarcio di luce sulla fine della vita con «La morte ovvero il pranzo della domenica», una produzione della compagnia Diaghilev in scena sabato 11 gennaio (ore 21) nell’auditorium TaTÀ di Taranto per la stagione «Periferie» del Crest sostenuta dalla Regione Puglia.

Vincitore del premio Ubu 2021 nella categoria «Nuovo testo italiano/scrittura drammaturgica» per «Spezzato è il cuore della bellezza» e candidato nella stessa sezione all’ultima edizione proprio con «La morte ovvero il pranzo della domenica», Dammacco terrà inoltre un laboratorio di scrittura dal titolo «Telepatia e Matematica», in riferimento a due aspetti fondamentali del lavoro di chi scrive per la scena, perché coinvolgere emotivamente in uno spettacolo rimanda a capacità telepatiche, così come la conoscenza di regole e tecniche della drammaturgia alla matematica.

Anche Serena Balivo ha conquistato il premio Ubu, nel 2017, come migliore attrice under 35, e nello spettacolo «La morte ovvero il pranzo della domenica» dà corpo e voce a una donna non più giovane che ogni domenica va a pranzo dai suoi genitori ultranovantenni, forse i veri protagonisti del delicato e umoristico testo di Dammacco. Sebbene in buona salute fisica e mentale, i due genitori sono ben consapevoli che presto dovranno affrontare la morte, il nulla forse, o magari un’altra vita. E così non parlano d’altro, arrivando pian piano a incarnare tutte le madri, tutti i padri e tutti noi dinanzi all’ignoto. Lo spettacolo conduce dentro un rito che appartiene a molti, il pranzo della domenica, nella sua forma ultima, con una coppia di anziani e la loro figlia in attesa di separarsi, di doversi salutare.

Realizzato sulle musiche originali di Marcello Gori e con la consulenza per lo spazio scenico e le luci di Vincent Longuemare, «La morte ovvero il pranzo della domenica» è l’invito a partecipare a un congedo appassionato e divertito, che prova a restituire la bellezza della vita stessa all’interno dell’esperienza dell’ultima separazione dalle persone amate, e all’interno della potenza nascosta e piena di pudori dell’amore in famiglia: l’amore tra vecchi sposi, genitori e figli.

Destinatari di numerosi e prestigiosi riconoscimenti per i loro spettacoli e il lavoro artistico svolto in ambito drammaturgico e interpretativo e il lavoro sull’attore, Dammacco e Balivo continuano a portare avanti un’idea di teatro d’arte e d’autore e, al tempo stesso popolare, accessibile a tutti per contenuti e linguaggi, e al termine della rappresentazione incontreranno il pubblico intervistati dalla giornalista Marina Luzzi.

Info e prenotazioni 333.2694897. Biglietti acquistabili anche online su Vivaticket.

addetto stampa
Francesco Mazzotta
328.6296956

  

seguici su

Crest, la Befana porta in dono «La storia di Hansel e Gretel»

Domenica 5 gennaio per la rassegna «Favole & Tamburi» al TaTÀ di Taranto

E prima dello spettacolo la vecchietta sulla scopa giocherà con i piccoli spettatori

Con una sua storica produzione, la compagnia Crest di Taranto festeggia la Befana domenica 5 gennaio, nell’auditorium TaTÀ, dove alle ore 18 porta in scena «La storia di Hansel e Gretel» per la rassegna «Favole & Tamburi», che alle ore 17 prevede l’arrivo della vecchietta sulla scopa, invitata a salutare i piccoli spettatori, a giocare e ballare con loro e a donare dolcetti e carbone.

Scritto e diretto da Michelangelo Campanale e vincitore del premio «L’uccellino azzurro» al Festival di teatro ragazzi «Ti fiabo e ti racconto» nel 2009 (e nell’edizione speciale del 2015), lo spettacolo è interpretato da Catia Caramia, Abril Milagros Gauna, Giuseppe Marzio e Gianvincenzo Piro ed è impreziosito dai costumi di Cristina Bari. Il lavoro è ispirato alla celebre fiaba dei fratelli Grimm ed è ambientata in una fitta foresta, difficile da attraversare con i suoi pochi e aspri sentieri, resi ancora più difficoltosi da giganteschi e ombrosi pini e faggi, i cui rami intralciano il cammino. Per i contadini della zona è «il bosco della strega», per via di un rudere con i suoi quattro forni e della storia di una donna bellissima che, con i suoi dolci magici, catturava quanti, perdendosi nel bosco, arrivavano nei pressi della sua casa.

Sembra essere questa l’origine della storia, racconto «ombroso» come il bosco, reso ancora più inquietante dalla presenza di una donna che appare ai due fratellini bellissima, accogliente e materna, ma strega che inganna e mangia i bambini. Nello spettacolo, come nella fiaba, la sua presenza getta una luce mutevole su ogni passaggio della storia: il giornaliero inganno dell’immagine nasconde verità opposte o semplicemente più complicate. Raccontare ai bimbi della società dei consumi questa favola, che prende avvio proprio dalla prosastica difficoltà di un padre e di una madre a sfamare i figli, può non essere un esercizio di stile.

Del resto, le favole non lo sono mai. Quali ansie d’abbandono, paura di non vedere soddisfatti i propri bisogni, quali fantasmi prendono corpo in bambini che sentono minacciata la propria avidità di benessere? Per questo, lo spettacolo ideato da Michelangelo Campanale resta sospeso tra realtà e favola, perché i bambini imparino a dare valore alle cose e soprattutto alla loro capacità di discernere e conquistarle, a superare la dipendenza passiva: quella dai genitori e dall’abbondanza.

Inizio attività ore 17, spettacolo ore 18.
Biglietti 7 euro (6 euro per nuclei familiari di almeno quattro persone).
Info e prenotazioni 333.2694897.

addetto stampa
Francesco Mazzotta
328.6296956

  

seguici su